Dome C, Antartide

O come trascorrere l'estate nel posto
più freddo, più piatto
e più bianco del pianeta...

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Stefania di fronte al cartello di Dome C. Calcolato da me e costruito dal cuoco.

Destra: Stefania di fronte al cartello di Dome C. Calcolato da me e costruito dal cuoco.

In generale, quando mi sveglio nel cuore della notte, è cattivo segno. Questa volta è il silenzio più totale. Troppo totale: non sento più il rumore della stufa. Si è spenta e avverto la temperatura precipitare in caduta libera. Mi rannicchio nel fondo del sacco a pelo dicendomi che qualcun'altro finirà per alzarsi e farla ripartire.... La temperatura esterna è di 50° sotto zero, e l'antigelo è gelato. Quando finalmente il riscaldamento riparte, la temperatura interna non è molto diversa da quella esterna. Al Dome C fa freddo, molto freddo.

Il Dome C è uno dei luoghi più inaccessibili della terra. Mi ci sono voluti 17 giorni per arrivarci. La partenza da Parigi, la mattina del 1° gennaio, mi ha se non altro permesso di farmi una bella dormita in aereo. Un rapido passaggio per Singapore, poi a Christchurch, in Nuova Zelanda, simpatica città dal nome impronunziabile. Là comincia l'attesa per imbarcarsi su di un C-130 americano. Bah, la birra è buona, le ragazze carine, e la settimana passa presto.

Il C-130 è meno confortevole: nessuna sedia (siamo seduti per lungo su delle panche), nessun riscaldamento, un rumore demenziale (anche con i tappi nelle orecchie) e le hostess sono dei Marines americani... Arriviamo a McMurdo, la più grande base antartica, ma anche la più moscia e la più anonima. Una vera città dove possono risiedere più di 3000 persone. Il cielo è sempre nuvoloso, si mangia male, si deve pagare la birra e, colmo dell'orrore, c'è il karaoké !


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Twin Otter per andare via da Terra Nova.

Sinistra: Twin Otter per andare via da Terra Nova.

Dopo due giorni mi sono imbarcato su di un Twin-Otter, con destinazione Terra Nova Bay, con due italiani e un neozelandese. La base italiana è molto più simpatica: bel tempo, bel panorama (il mare, un ghiacciaio, una catena di montagne, il vulcano Melbourne, 2500 m...). Sfortunatamente pochi animali: qualche nido di skuas (un uccello carnivoro), qualche pinguini e foche di passaggio ed è tutto.

Ho dovuto aspettare una settimana prima di poter continuare verso il Dome C. Mi sono tenuto occupato lavorando come conduttore di macchine, meccanico, elettricista... Vista la quantità di macchine da cantiere nella base, c'è da che fare. La base è recente (1986) e ben equipaggiata. Con un altro meccanico, abbiamo interamente smontato e rimontato due cingoli di Pisten Bully: 2400 bulloni. Sono tanti...


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Carta del'Antartide

Stefania Argentini, una collega, mi ha raggiunto dopo una settimana, e abbiamo preso un Twin-Otter in direzione dell'alto plateau. Destinazione Dome C, latitudine 75°06.06 S, longitudine 123°20.74 E, altezza 3306 m. Vicino al polo dell'inaccessibilità e al polo del freddo. Poco dopo il decollo si sorvola la catena transantartide e la vista è interessante; ma in capo a un'ora si è al di sopra dell'alto plateau e non c'è più niente. Niente di niente. Tutto è piatto, bianco e freddo. Il sito più desolato della terra. A confronto il Sahara e' uno zoo. I nostri vicini più prossimi sono i russi della base di Vostok, a 550 km da li'. Ma non e' un buon riferimento poiché Vostok e' prossima al polo del freddo e in inverno la temperatura scende fino a -90°C !!! I soli residenti permanenti dell'alto plateau antartico sono alcuni batteri coriacei e poco freddolosi.

Tra le 15 e le 20 persone passano l'estate in questa base, formata solo da qualche tenda e qualche container. C'è una tenda principale dove si mangia, un container cucina/doccia a fianco, 4 tende da 6 posti per dormire, qualche container di materiali, un container radio, uno infermeria e una piattaforma di perforazione. È tutto. La visita è presto fatta. La sola altra cosa da vedere è una piccola stazione meteorologica automatica a 3 km di distanza.


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Panorama a 360° di Dome C preso dal centro della base.

Sopra: Panorama a 360° di Dome C preso dal centro della base.


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2 tende dormitorio.

Sinistra: 2 tende dormitorio.



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Fenomeno eccezionale: gli archi di Peary.

Sinistra: Fenomeno eccezionale: gli archi di Peary.

Il sole non è mai tramontato durante il nostro soggiorno, quindi nemmeno dei bei tramonti da vedere. Per contro abbiamo avuto la fortuna di assistere a qualche fenomeno meteorologico strano: il classico parelio, un arcobaleno attorno al sole, formato da cristalli di ghiaccio nell'atmosfera, visibile sovente in montagna d'inverno. Più raro, i cinque soli, che sono un cerchio di parelio con quattro tacche luminose in alto, in basso, a sinistra e a destra. Ancora più raro, gli archi di Peary, che sono delle riflessioni multiple del fenomeno precedente attraverso differenti forme di cristalli di ghiaccio. Molto bello e impressionante.

È la prima volta che una campagna estiva si svolge al Dome C, l'organizzazione è franco-italiana e talvolta un po' confusa. L'obiettivo principale consiste ancora nell'installare la base e nel farla funzionare. L'esperimento principale consiste in una perforazione glaciologica che ha raggiunto la profondità di 119m al termine della campagna. C'è anche un esperimento con un telescopio e le nostre due esperienze climatologiche.


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Ghiacciologo effettuando prelievi di neve. Il grande fosso fu scavato dopo un problema col carotiere, rimasto bloccato a -28m per qualche giorni. In sottofondo si vede la struttura della tenda di foraggio.

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Buco del foro. Inizia a 8m sotto terra e scende a -119m. Il progetto e di scendere fino alla roccia a -4km dopo qualche anni. La temperatura a -8m e di -53°C, che e la temperatura media a Dome C.

Destra: Buco del foro. Inizia a 8m sotto terra e scende a -119m. Il progetto e di scendere fino alla roccia a -4km dopo qualche anni. La temperatura a -8m e di -53°C, che e la temperatura media a Dome C.

Sinistra: Ghiacciologo effettuando prelievi di neve. Il grande fosso fu scavato dopo un problema col carotiere, rimasto bloccato a -28m per qualche giorni. In sottofondo si vede la struttura della tenda di foraggio.

Poiché siamo arrivati con due settimane di ritardo, abbiamo installato il materiale in gran velocità per lanciare l'acquisizione il più a lungo possibile e raccogliere il massimo dei dati.


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Mini-sodar per misure del vento.

Destra: Mini-sodar per misure del vento.

La prima esperienza e' un Sodar del CNR di Frascati. E' un sistema acustico di misura dei bassi strati atmosferici, fino ad un'altezza di circa 400 m. Due grandi antenne emettono un 'bip' ogni 4 secondi. L'eco degli strati atmosferici e' analizzato sul posto. Dopo due giorni sorgono i primi problemi: l'elettronica di una delle antenne si guasta, e anche uno dei calcolatori d'analisi. Ci diamo da fare con quello che resta per completare la campagna d'acquisizione.


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Palo di misura delle radiazione solare e della turbolenza.

Sinistra: Palo di misura delle radiazione solare e della turbolenza.

L'altro esperimento, del CNR di Bologna, e' un sistema di misura della turbolenza atmosferica e dell'irraggiamento solare. Alcune sonde prendono la temperatura della neve a diverse profondità, dei fotometri misurano l'intensità dell'irraggiamento ottico e infrarosso proveniente dal cielo e riflesso dal suolo, e un sistema rapido misura l'umidità e il vento dieci volte al secondo.


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Nudo fuori a -50°C. O come divertirsi con ben poco...

Destra: Nudo fuori a -50°C. O come divertirsi con ben poco...

Siamo arrivati nel corso del giorno più caldo dell'estate, faceva -25°C. Dopo, si è messo a fare freddo. Tra il freddo e la desolazione, le occupazioni sono rare sul plateau: i due coraggiosi che fanno qualche volta sci di fondo rientrano sempre ricoperti da un'impressionante crosta di ghiaccio sulla faccia. All'interno c'è vino caldo e una chitarra, che sono le due attività principali del medico (che si occupa anche della radio). E dopo un buon vino caldo, si può andare alla sauna. Una buona sudata permette di andare a rotolarsi nudi nella neve a -50°C !!! Infine, si rientra velocemente, per evitare di farsi gelare delle parti importanti...


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Il gruppo Dome C 97 a tavola...

Sinistra: Il gruppo Dome C 97 a tavola...

L'attività principale e: mangiare. Il cuoco è francese e il cibo abbondante: zuppa (ci si disidrata presto), primo (sfortunatamente niente di fresco, niente insalata), pasta (ma certo, la metà dei clienti sono italiani), portata principale, formaggio, dessert... C'e bisogno di tutto questo quando si lavora tutta la giornata fuori.
Il problema è che non ci si può affatto fidare delle riserve: dopo 4 giorni non c'è più birra, e dopo dieci giorni più... acqua ! Fortunatamente resta del vino ! Per un francese non ci sono problemi. La neve di fusione è imbevibile, ha un gusto di benzina e serve giusto all'unica doccia.


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L'Italica, la nave Antartide Italiana, al riposo a Baia Terra Nova.

Dopo aver impiegato 17 giorni per arrivare al Dome C, ho passato solo 17 giorni sul posto e ci ho messo sempre 17 giorni per rientrare, via Terra Nova Bay e Nuova Zelanda, ma questa volta sulla nave Italica, un cargo russo convertito all'esplorazione polare. La traversata dei 60 soffianti, dei 50 urlanti e dei 40 ruggenti non ci ha risparmiato l'abituale mal tempo. È stato quando la peggiore tempesta mai incontrata da questa nave di 120 metri nel corso della sua carriera ci ha investiti con onde di 19 metri. Bene, io ero nel mio letto, occupato a reggermi al materasso per non essere sbalzato via e occupato a trattenere il mio pasto. Comunque molto meglio che a bordo dell'Astrolabe, il minuscolo battello francese che viene scosso come un guscio di noce ad ogni viaggio. Come dopo ogni traversata, sono stato contento di ritrovare le plancher des vaches. É un po' come darsi delle martellate in testa: fa talmente bene quando si smette !

Sinistra: L'Italica, la nave Antartide Italiana, al riposo a Baia Terra Nova.

Pensavo aver finito con Dome C, pero sono tornato due altre volte, una campagna d'estate nel 1999/2000 e per effetuare il primo inverno alla nuova base di Concordia nell'2005.